La musica e la pratica musicale sono in grado di influenzare il cervello. Ecco cosa accade a livello scientifico.
Ascoltiamo musica ovunque: come sveglia quando ci alziamo dal letto la mattina, quando facciamo esercizio fisico, quando ci spostiamo in macchina o con la metro. E sappiamo che la musica ha effetti e porta benefici in ogni parte della nostra vita, tant’è che non esiste una zona del cervello che non viene influenzata dalla musica. Ma che effetti ha realmente sul cervello?
Oggi, grazie all’utilizzo di strumenti più innovativi rispetto al passato, si è scoperto che la musica ha un’influenza su:
- Corteccia uditiva: coinvolta nel ritmo, intonazione e timbro
- Corteccia visiva: si attiva quando per esempio leggi uno spartito o quando guardi un video musicale o un concerto
- Corteccia motoria: si mette in azione quando si batte il piede a tempo, si schioccano le dita o si applaude
- Cervelletto: media la risposta emotiva
- Ippocampo: lavorando sulla memoria, è a causa sua se ci capita spesso di essere inondati di ricordi quando si ascolta una canzone
La musica quindi influisce su ogni parte del cervello.
Ma tutto questo non accade solo quando si ascolta la musica perché la pratica musicale porta più benefici di quanto si creda. Quando si suona un brano, per esempio, si attivano diverse aree del cervello come il sistema motorio, la memoria o il sistema uditivo.
Inoltre, studiando il cervello dei bambini che praticano la musica, si è notato come la struttura del cervello sia cambiata a causa della musica, facendo nascere una grandissima connessione fra i due emisferi.
Le emozioni sono poi una parte integrante della musica. Le canzoni infatti possono provocare pianto, pelle d’oca, rabbia, felicità a causa delle fibre che connettono la parte uditiva e la parte emozionale all’interno del cervello. Ma una canzone può anche alzare il livello di cortisolo, l’ormone responsabile dello stress, avendo come effetto il disgusto.
Inoltre, grazie alla risonanza magnetica, alcuni scienziati hanno analizzato il cervello di un musicista in due momenti: prima esibendosi con una melodia memorizzata e poi quando è stato lasciato libero di improvvisare.
La parte blu rappresenta la parte che si attiva di meno. Come potete notare quindi durante l’improvvisazione alcune zone del cervello si lasciano completamente andare, quasi libere, per poi sfociare nella creazione di una nuova melodia.
Sia l’ascolto e soprattutto la pratica musicale quindi hanno un’enorme influenza sul cervello e sulla sua struttura. La musica è l’unica cosa in grado di arrivare in qualsiasi parte del cervello e la sua potenza è ormai dimostrata scientificamente. Nonostante ci siano ancora molte domande sul suo funzionamento e sulla relazione fra musica e cervello, rimane comunque la meraviglia delle note nell’influenzare una parte così profonda del corpo umano.
Nell’articolo successivo: l’effetto earworms
Chiara Troise
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