La musica è stata utilizzata per combattere diverse battaglie e il femminismo, la lotta delle donne per i pari diritti, è una di queste.
Le donne hanno combattuto e stanno tutt’ora combattendo da secoli per avere gli stessi diritti dell’uomo. Un semplice esempio è dato dalla differenza dello stipendio fra uomo e donna: secondo il Gender Gap Report 2019 realizzato dall’Osservatorio JobPricing con Spring Professional, a parità di lavoro un collega uomo guadagna 2700 euro lordi in più rispetto a una donna.
La musica è quindi stata per le donne un’altra arma di combattimento. Si pensi che durante il periodo in cui si avvicinava la guerra civile in America, diverse suffragette hanno preso in prestito canzoni popolari o canzoni cantate dai soldati per comporre inni per il loro movimento. Ma non è tutto.
La musica infatti non fu utilizzata con il solo scopo di reclamare una posizione di equità nella società ma anche per rivendicare la propria indipendenza. You don’t own me di Lesley Gore, letteralmente “non sono di tua proprietà”, ha portato un messaggio quasi rivoluzionario negli anni ’60. Lesley ha infatti dichiarato che quando ha sentito per la prima volta quella canzone aveva 16/17 anni e il femminismo non era ancora un principio ben sviluppato. La sua idea quindi è stata “ho 17 anni, che cosa meravigliosa essere in grado di salire sul palco e scuotere il dito alle persone cantando You don’t own me”.
Gore, con il suo spirito di consapevolezza, è stata in grado di influenzare le generazioni a venire. Partendo da The Slits, per passare a Bikini Kill e arrivando alle Destiny’s Child che invece dedicano un tributo alle donne che possono solo affidarsi e dipendere da sé stesse.
O come Aretha Franklin, che con Respect, un inno alla lotta per i diritti civili, chiedeva il rispetto verso le donne. Era il 1967, e la regina del soul chiedeva “prova a capire cosa significa per me”.
E nonostante siano passati anni e le donne hanno acquisito il diritto di voto, in realtà c’è ancora molto lavoro da fare in diverse zone del mondo dove il sesso femminile non gode ancora del tutto dell’equità. Vedi per esempio le donne afghane che sono state totalmente private del diritto all’istruzione e al lavoro o come in Arabia Saudita, dove le donne hanno acquisito il diritto di guidare solo 2 anni fa. Ed è per questo che gli inni femminili, cantati da artiste femministe, non finiscono qui. Ma continuano anche ai nostri giorni per dimostrare la forza delle donne, per richiedere equità e pari diritti a tutti i sessi. O come dice Beyoncé, Who run the world?
Chiara Troise
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