Dalle prime percussioni alle moderne batterie elettroniche, la storia della batteria ha sempre accompagnato una vasta gamma di stili e generi musicali.

UN PO’ DI STORIA

La particolarità e la bellezza della batteria sta nella sua composizione di diversi tamburi (clicca qui per saperne dipiù sugli strumenti a percussione). La sua storia presenta diversi antenati, ognuno fondamentale nella sua evoluzione che ha portato allo strumento che conosciamo tutti oggi.

Uno dei primi esempi di uno strumento ricollegabile alla batteria risale più o meno al 5500 a.C., con dei tamburi realizzati con la pelle di alligatori. Per quanto riguarda i piatti, invece, trovano origine dall’antica Cina e Turchia, più o meno nel 1100 a.C.; questi erano prodotti in metallo e producevano un suono squillante.

Il cuore pulsante della batteria per molti risiede nel rullante. Dobbiamo risalire più o meno al 1300 per trovare un suo predecessore, ovvero il Tabor, tamburo con doppia pelle (battente e risonante) affiancato solitamente dal piffero.

Per quanto riguarda la grancassa, l’esempio più simile ricollegabile ad oggi deriva dalla Turchia del 1400, con il Davul Turco; esso aveva uno scopo prettamente militare, essendo utilizzato per il suo suono grave con l’obiettivo di motivare le truppe che stavano per andare in guerra.

SCOPERTA DEL DRUM-KIT

La chiave nello sviluppo della batteria risiede nell’idea dell’assemblare le varie componenti, le quali, durante la storia, avevano avuto un ruolo da soliste. Il più grande contributo fu, sicuramente, l’invenzione del pedale della grancassa, il quale permise di poterla suonare pur mantenendo le mani libere per fare altro.

Il moderno Drum-kit, per come lo concepiamo oggi, risale al 20esimo secolo, nelle zone di New-Orleans, nel periodo in cui il jazz si stava espandendo. Proprio in questo periodo, difatti, nasce la necessità di convogliare la sezione ritmica sotto le mani (e i piedi) di un unico musicista.

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Roberto Di Paola

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