L’EMIA (European Musical Instruments Alliance) è un’alleanza delle principali associazioni europee di commercio e produzione nel settore degli strumenti musicali e comprende Paesi come Austria, Germania, Francia, Spagna e Italia, qui rappresentata da DISMAMUSICA. Il suo obiettivo è quello di battersi, sia a livello nazionale che europeo, per gli interessi culturali ed economici dell’industria degli strumenti musicali.

Antonio Monzino, Presidente di DISMAMUSICA, mette il focus sul problema che ha portato l’EMIA a mobilitarsi:

Stiamo assistendo ad una profonda trasformazione del mercato che penalizza i piccoli negozi locali che sono di fronte: alla necessità di adeguare il proprio modello alle sfide del mercato globale ed alla concorrenza su prezzi e margini per l’intera filiera. Ciò è dovuto al falso obbiettivo di difesa del consumatore imposta dall’Europa, forse soggiogata alle forti lobby mondiali del commercio online, senza sapere o riconoscere la differenza fra un prodotto “commodity” (prodotto sempre uguale, indipendentemente da chi lo produce) ed un prodotto culturale di gande valenza formativa come sussidio didattico per l’intera popolazione e che vede nell’artigianato e nel servizio alla comunità locale la propria ragione di esistere e di sostenibilità economica oggi messa a dura prova.”

Questo ha ovviamente un’influenza anche sulla cultura, che sia europea ma che sia soprattutto italiana. Qui dove il cantautorato ha influenzato persone, modi di agire e modi di pensare per intere generazioni. La globalizzazione e il digitale hanno ormai cambiato le abitudini di consumo degli acquirenti, vedi Amazon che grazie al suo modello economico definito da Anderson come “coda lunga” (che prevede la vendita di pochissime unità di tantissimi oggetti di nicchia) potrebbe avere una quota di mercato superiore a rivali che invece vendono solo tantissime quantità di best sellers. L’e-commerce però secondo il Presidente Monzino non può essere considerato la causa perché “l’integrazione di questa nuova forma con il commercio tradizionale risponde all’attitudine del consumatore e varia a seconda della tipologia di prodotto”.

Il problema è un altro:

“La distruzione del negozio fisico locale toglie un punto di produzione culturale che impoverisce la comunità in modo devastante ed irrecuperabile. Il punto vendita oltre a mettere a disposizioni i prodotti, offre il servizio di assistenza ai musicisti, rifornisce le scuole, le band giovanili ed i Conservatori, il mondo di chi fa musica a livello amatoriale anche con le bande nelle sagre del territorio. La conseguenza sarà di un decadimento culturale della intera popolazione non solo di quella musicale, già molto scarsa… nel Paese della Musica!”

EMIA, per salvaguardare il mercato dello strumento musicale, che come ricorda il Presidente Monzino è all’origine dell’intera Industria Musicale e che già da prima della pandemia presentava problemi strutturali, vuole fare gioco di squadra. Nata come Alleanza, vuole arrivare con una voce autorevole e sapiente “conoscere per deliberare” alle Istituzioni di Bruxelles. Ed è per questo che vuole proporre tre iniziative per una eccezione all’interno delle restrizioni della concorrenza:

  • Una fissazione dei prezzi simile a quella di altri prodotti culturali, come i libri
  • Una esenzione per la categoria dei beni culturali in caso di revisione VBER
  • Un margine di prezzo per i mercati competitivi

Un altro è però l’intoppo che si trova sulla strada:

“A Bruxelles lo strumento musicale non rientra tra i prodotti culturali e dell’arte, questo dovrebbe far riflettere tutti gli operatori del comparto che in Italia non sentono la necessità di partecipare per contribuire al lavoro dell’Associazione, senza della quale la situazione non può che peggiorare.”

Ed è per questo motivo che la lotta ad una competitività sostenibile non deve essere una battaglia solo dell’EMIA, DISMA, o delle altre Associazioni che ne fanno parte ma deve essere una battaglia di tutti. Per quanto queste si battono per salvare il comparto, non basta. Bisogna che ogni singola persona che faccia parte dell’Industria Musicale parli e inizi a far sentire la propria voce.

Perché quando si chiede al Presidente cosa si augura per il futuro economico e culturale dell’Italia, la sua risposta “potrebbe essere racchiusa in un solo concetto…. avere un futuro!”. Come spiega successivamente infatti:

“Da un Governo alle prese con decisioni non facili e che dovrebbe vederci tutti concordi nell’apprezzare e riconoscere il buon lavoro fatto in Europa e con le misure prese per sostenere chi non ha la possibilità di avere le risorse per superare questi momenti difficili, nel momento che indebita figli e nipoti con prestiti che dovranno essere resi in futuro, non può però occuparsi solo di incentivare alcuni settori come monopattini, bici, immobili, auto, etc.. e non considerare che il cambiamento impone misure di tipo strutturale per consentire proprio ai giovani di avere un’educazione di qualità. Non considerare che la musica è disciplina insostituibile nella loro formazione culturale, è vero fa anche divertire nelle mani dei musicisti con l’Industria della musica, ed allevia lo stare in casa imposto dal lock down, ma è anche una componente della cultura di ogni persona che, più di ogni altro investimento come il green new deal, aiuterebbe la costruzione di una società più colta, solidale, sana e pacifica, con benefici incalcolabili e duraturi per i minori costi dello Stato in materia di sanità e ordine pubblico, ma soprattutto in grado di formare una classe dirigente capace di avviare un percorso di crescita economica sostenibile per il Paese. Impossibile che ciò che ha provato la ricerca scientifica in materia di benefici concreti per la società e numerosissime esperienze in tutto il mondo, non venga preso in considerazione dal Governo del cambiamento, a meno che l’italico “gattopardismo” non alberghi anche in coloro che hanno in mano le sorti ed il futuro del Paese.”

La cultura musicale è in pericolo ed è per questo che DISMA, con l’aiuto di EMIA, sta cercando di salvaguardare lo strumento musicale come patrimonio culturale, sia per l’economia che per l’educazione. Perché è e deve essere impensabile un futuro senza musica intesa non solo come quella dei concerti ma quella che soprattutto ci accompagna nel quotidiano aiutandoci a vivere meglio.

Il Presidente, concludendo, ha rivolto un appello a tutto il settore:

“Se al Governo al Parlamento in Italia ed in Europa dobbiamo farci ascoltare e cercare di ottenere le misure necessarie a garantire la sostenibilità economica del nostro futuro, la nostra voce sarà simile a quella della “vox clamantis in deserto” se il cambiamento non verrà intrepretato dal settore con una “chiamata alle armi”. Oggi siamo 65 associati in rappresentanza della filiera: produttori, distributori, rivenditori ed editori, aziende e persone che nel direttivo dedicano risorse ed energie a favore del settore, ma molto di più si potrebbe fare con maggiori risorse e contributi di idee ed energie, se anziché 65 fossimo 2, 3, 4, 5 volte di più. Per combattere le battaglie che ci aspettano occorre avere un esercito, non basta un plotone di persone di buona volontà. A breve inizierà la campagna nuovi soci e per avere nel 2021 “l’esercito” che dovrà nominare il nuovo direttivo e presidente, mi auguro che siano in molti ad arruolarsi ed allora le probabilità che si vinca la battaglia, aumenteranno proporzionalmente. Ricordo che Dismamusica aderisce a Confcommercio Imprese per l’Italia dalla sua nascita e ad Impresa Cultura Italia Confcommercio dallo scorso anno, organismi che offrono molteplici servizi ai nostri soci che potete trovare su www.confcommercio.it alla voce convenzioni e vantaggi.”

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