Marco Parisi è un polistrumentista cresciuto a Salerno circondato dalla musica fin dall’infanzia. Il padre, tastierista professionista in tournée in tutto il mondo e proprietario di un negozio di musica, lo introdusse alla musica attraverso le jam session multi-strumentali nel loro soggiorno. Queste jam hanno plasmato alcuni dei suoi primi ricordi e hanno influenzato notevolmente la sua vita musicale successiva, incoraggiandolo a integrare diversi generi, strumenti e le tecnologie più innovative nella sua musica per creare una fusione di suoni distintiva.
Insieme al fratello Giampaolo “Jack” Parisi ha ottenuto il suo successo internazionale nel 2019, collaborando a diverse tracce dell’album No.6 Collaborations Project di Ed Sheeran. Il duo lavora nei generi elettronico, pop, dance-pop, house e hip hop.
I fratelli Parisi sono collaboratori chiave dell’azienda londinese di tecnologia musicale high-tech ROLI in qualità di specialisti di prodotto. Le loro abilità virtuose come strumentisti hanno attirato l’attenzione del CEO dell’azienda Roland Lamb nel 2016, che descrive l’incontro con Parisi come “uno dei punti di riferimento più importanti per me nella storia di tutto questo progetto”.

– Nella tua professione, fai uso consapevole dell’AI? Per quali applicazioni?
Raramente. Anche se la tecnologia sta evolvendo in modo esponenziale, credo che presto diventerà uno strumento imprescindibile per chi lavora come writer o producer.
– Quanto ti aiuta? In che modo?
Al momento, il tempo necessario per “promptare” e ottenere un risultato davvero utilizzabile è più o meno lo stesso che impiegherei a farlo manualmente, con l’aggravante che il risultato umano è solitamente più originale. Per ora, quindi, il gioco non vale la candela – ma sottolineo per ora. Tra 6 o 12 mesi potrei dare una risposta completamente diversa.
– Nel tuo settore, per quanto ne sai, quanto è usata l’AI?
Conosco producer di altissimo livello che la usano in modo incredibilmente efficace. Come sempre, si tratta di sapere come sfruttare bene gli strumenti: loro sono già saliti su questo treno e stanno ottenendo risultati notevoli. Io, personalmente, non ne ho ancora sentito il bisogno.
– Usi app o programmi specifici basati su AI?
Sì, mi è capitato di usare SUNO e UDIO.
– Pensi che l’AI sia un pericolo per il futuro della tua professione? E se sì, come si dovrebbe agire (a livello personale o istituzionale) per evitare che lo diventi?
È una domanda molto complessa. L’impatto dell’AI sarà enorme, probabilmente anche più di quanto immaginiamo. Non è una tecnologia “normale”, la sua crescita è esponenziale. Presto avremo brani interamente generati da AI in cima alle classifiche, mix e mastering in tempo reale, arrangiamenti da semplici idee in pochi secondi. Tutto sarà possibile, tutto sarà di altissimo livello, e si potrà fare tutto da soli.
Ma in questa “normalità” – perfetta ma un po’ sterile, quasi solitaria – credo (e spero) che emergeranno esplosioni di originalità, gusto, identità. Chi avrà qualcosa di davvero diverso da offrire riuscirà a trovare spazio e a costruirsi un ruolo.
Tutto è ancora un’incognita. Tentare ora di regolarizzare una tecnologia ancora così giovane non avrebbe molto senso: dobbiamo prima capirla fino in fondo.
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