• Nella tua professione, fai uso consapevole dell’AI? Per quali applicazioni?
    Cerco di usarla il meno possibile, non tanto perché sia contrario, ma per una sorta di “timore” di abituarmi a delegare troppo. Ci sono applicazioni che usano AI molto comode, come quelle per riconoscere, dividere e separare le tracce all’interno dei brani già ultimati (per studiare e insegnare ai miei studenti), plugin per analisi e ottimizzazione; a volte dopo aver scritto un testo da tradurre lo faccio fare all’AI e poi lo controllo e modifico; sul mio sito, ad esempio, ho un chatbot che uso come assistente virtuale.
  • Quanto ti aiuta? In che modo?
    L’AI è di grande aiuto: questo chatbot che abbiamo adottato sul massimovarini.it è stato “istruito” con attenzione particolare sulla mia didattica ed è veramente un grande aiuto; ci solleva dal rispondere a tante email che spesso pongono gli stessi quesiti. Oramai è difficile trovare chi legga le FAQ o le istruzioni, quindi in questo caso l’AI aiuta a rispondere.
    Tornando all’audio, la possibilità di separare le tracce di un brano è utilissimo per la successiva trascrizione, per l’analisi dei suoni, durante le lezioni di strumento, arrangiamento e fonìa trovo questa cosa molto molto utile.
  • Nel tuo settore quanto è usato, per tua conoscenza, l’uso di AI?
    Credo ci stiamo spostando dall’uso all’abuso. Siti come “Suno” stanno buttando fuori grandi quantità di musica.
  • Usi app specifiche o programmi che ne usano?
    Dunque, ChatGPT è sempre di aiuto, per sistemare o tradurre dei “copy”, da quelli per i Social a sistemarli prima di girare dei video, soprattutto se commercial. Stessa cosa per creare immagini “al volo”, dove uso anche Fotor. Poi come detto il sito suno.com può, a volte, essere stimolante per nuove idee, anche se in realtà ho tirato fuori delle canzoni per fare “degli esempi” ad amici più che altro.
  • Pensi che sia un pericolo per il futuro della tua professione e, se sì, come pensi che si debba agire (a livello personale o istituzionale) perché non lo sia?
    Ho avuto l’occasione di essere relatore a una conferenza sull’AI all’ultima Milano Music Week, ospite del Nuovo Imaie, di cui faccio parte come membro dell’Assemblea dei Delegati: una grande responsabilità che ho assunto da un po’ di anni.
    Il problema più grande è che queste AI sono state “istruite” con tanta musica, è stata data in pasto una grande quantità di musica che noi AIE (Artisti Interpreti Esecutori) abbiamo prodotto negli anni.
    Tra i vari processi c’è quindi la raccolta dati (le canzoni, le opere), l’addestramento del modello, poi quello che viene chiamato il “deep learning” e infine la generazione, questa generazione può poi essere perfezionata dai dei prompt di comandi.
    Queste informazioni elaborate da potentissimi computer fanno sì che l’intelligenza artificiale “generativa” possa creare a sua volta musica grazie a queste informazioni. Sì, ma i diritti?
    Tutta la musica che è stata usata per addestrare l’AI è coperta da copyright, chi ha concesso i diritti a queste società che hanno usato le opere?
    Una volta generate le opere chi è l’autore? Di chi sono i diritti connessi di esecuzione? L’AI può “scrivere” un brano in stile artista “X” e suonarlo con lo stile dei musicisti “X, X, X” prodotti dall’arrangiatore “Y”, certo perché l’AI è stata istruita a farlo, ma questo tipo di concessione di diritti non è mai stato esaminato dalla normativa che regola il copyright.
    Possiamo quindi dire che i diritti d’autore, di arrangiamento, produzione, esecuzione sono di chi scrive un ottimo “Prompt” di comandi?
    La faccenda è molto molto complicata. Molti musicisti rischiano di perdere tanto lavoro e diritti.
    Proprio alla Milano MW io prospettai scenari in cui all’AI venga richiesto di creare migliaia di brani per creare “library” e metterle online da parte di piattaforme che poi, inserendole nelle playlist, tengano per sé tutti i diritti…
    Mi sembra che sia proprio quello che si sta scoprendo e sta accadendo.

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