Jurij Gianluca Ricotti è un sound engineer, musicista e produttore di fama mondiale che collabora e ha collaborato con i più grandi artisti del mondo come Andrea Bocelli, Morricone, Ariana Grande, Pavarotti, Queen, Dua Lipa, Pino Daniele etc etc. Compone e scrive colonne sonore per film e spot pubblicitari. Si occupa di divulgazione didattica gratuita e di informatica dal 1987 sulle riviste di settore e attraverso i canali social e la pubblicazione di libri sul retrocomputing. La sua discografia completa è consultabile sul sito www.jgrstudios.com

D. Nella tua professione, fai uso consapevole dell’AI? Per quali applicazioni?

R. È bene ricordare che lo scopo primario della creazione delle AI è fondato sul riconoscimento di schemi applicato a immagini e suoni.
L’arrivo delle AI è stato accolto bene nel campo audio, soprattutto quelle relative al riconoscimento degli strumenti in base alle frequenze che occupano all’interno di un brano: poter scorporare la voce o una sezione ritmica da una traccia stereo è fenomenale e ci permette di ampliare il margine di miglioramento nei mix e nelle fasi di produzione. Questo è un uso consapevole delle AI di analisi. Lo scopo primario della creazione delle AI era basato sul riconoscimenti di schemi applicato a immagini e suoni.

D. Quanto ti aiuta? In che modo?

R. Mi torna estremamente utile poter separare voci e strumentale per migliorare o correggere degli errori passati nelle fasi di mix, errori dovuti magari al passaggio del nastro in digitale e che non possono essere più ricampionati o ricantati; o poter rimixare meglio brani che non hanno più un master o un multitraccia. Ho recentemente recuperato un intero album di Valentina Giovagnini scomparsa anni fa che aveva lasciato dei demo inutilizzabili registrati su cassetta. Grazie alle AI sono riuscito a separare le parti, controllarne la dinamica e l’equalizzazione per poi ricomporle e renderle più fruibili ai fans e alla famiglia di Valentina. Lo stesso è stato fatto per Pino Daniele, o per il brano “I sorrisi di sera” di Tony Renis che ho utilizzato nel film “Lamborghini”.

D. Nel tuo settore quanto è usata, per tua conoscenza, l’uso di AI?

R. Esistono strumenti anche in grado anche di sostituirsi a chi fa lavoro di mix e mastering, come anche di composizione che però non hanno chiaramente le capacità adattive di un essere umano. In quel caso si ha l’illusione di saper mixare, masterizzare o scrivere musica semplicemente perché c’è un plugin che statisticamente si adatta al materiale audio che gli viene proposto comandato attraverso una sequenza di istruzioni, il Prompting. Ci sono piattaforme che si offrono di mixare e masterizzare un brano cercando un equilibrio funzionale in base ad una statistica di genere. In alcuni casi riescono a fare un buon lavoro, ma nella maggior parte delle situazioni il mio lavoro è sapersi adattare al materiale sonoro e risolvere i problemi di mix prima di arrivare a fare un mastering. Sono capacità che le AI non hanno ancora acquisito e che non fanno riferimento ad una statistica. Altre AI come SUNO sviluppano brani, anche cantati in grado di generare musica convincente che può essere utilizzata nelle situazioni con basso budget, come la sonorizzazione di un video, di un contenuto video o di uno spot pubblicitario.

D. Usi app specifiche o programmi che ne usano?

R. Sì certo: oggi tutti i software audio professionali includono funzioni di AI, anche Studio One che uso per registrare possiede una funzione di analisi e separazione degli stems derivata da questo sistema ed è integrata nella applicazione principale come una funzione. Per questo utilizzo anche RipXDaw, o ACE Studio per la creazione di melodie e cori in inglese e spagnolo. Sono tool utili in fase di composizione e velocizzano il processo di stesura dei brani. Izotope RX individua i rumori etc etc.

D. Pensi che sia un pericolo per il futuro della tua professione e, se sì, come pensi che si debba agire (a livello personale o istituzionale) perché non lo sia?

R. Penso che ogni professionista che faccia uso di tecnologia software sia a rischio rimpiazzo, non soltanto il mio settore specifico. Una AI ben addestrata è in grado di svolgere già adesso il 50% dei lavori del settore HiTech, dai programmatori fino ai musicisti che lavorano su commissione o per sonorizzazioni. Lavori a volte ripetitivi che non richiedono uno sviluppo di skills elevate e stanno già soffrendo di questo avvicendamento. Una AI non sciopera, non dorme, non mangia, non si ammala, è lo strumento perfetto per creare profitto in una azienda tecnologica. In campo creativo invece ci sarà sempre chi riesce ad elaborare soluzioni innovative istintivamente creando quello che non è stato ancora pensato o immaginato. Ne ho parlato approfonditamente in un video sul mio canale JGRStudios con uno dei massimi esperti mondiali del settore Federico Faggin. Questa pericolosità è radicata nella totale assenza di metodologie scolastico-didattiche adeguate per le prossime generazioni che si ritroveranno esclusivamente in contatto con le AI e sempre più distanti dall’uso dei libri o dalla semplice ricerca accademica per la risoluzione dei problemi. Sarà come avere un tuttofare in grado di leggerci un libro, o tradurre un film in ogni lingua, crearci canzoni che siano sempre più simili ai nostri gusti evitando di suggerirci qualche cosa che potrebbe addirittura piacerci di più; saranno in grado di rispondere al telefono, firmare i nostri documenti, pagare le nostre bollette ed intrattenerci mentre possono regolarci la temperatura della stanza allontanando sempre di più l’essere umano da una esperienza di vita sana. L’uomo si è evoluto attraverso le esperienze, giuste o sbagliate che siano, non attraverso un tutor che risolve i problemi al posto nostro. Eppure la tendenza progettuale di una società controllata in questo modo è reale ed in costante evoluzione. Perché uno studente dovrebbe studiare se le risposte alle sue domande sono già state date e pronte per essere eseguite? Perché dovrebbe imbracciare uno strumento e faticare per padroneggiarlo quando una AI fa meglio di lui in 10secondi? Perché dovrebbe imparare a scrivere se dettando lo troverà già corretto sia nella forma che nella sintassi?
Chi si trova nel nostro settore potrà creare una canzone senza saper suonare né cantare, mettendo in crisi non soltanto chi lo fa naturalmente rosicchiando la sua già misera fetta di mercato, ma incrinando e distruggendo la filiera di lavoro necessaria al suo scopo; non serviranno gli insegnanti di musica, né gli strumenti, né i microfoni, ne lé schede audio né i cavi o le casse o le cuffie, il trattamento acustico della stanza né i tutorial stessi, non servirà più neanche il diritto d’autore che sarà incapace di distinguere l’opera dell’ingegno umano da quello delle AI. Questo non è fantascienza ma il futuro prossimo a cui stiamo andando incontro.

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